giovedì 20 marzo 2014

La Torre di Babele: primo incontro di formazione sulla didattica della matematica


Impressione a caldo: divertente, stimolante, accattivante. Gli stessi tre aggettivi che potrei utilizzare per definire l’intervento e la personalità del Prof. Fabio Brunelli, il docente che ci accompagnerà per diversi incontri.

Come in ogni buon corso di formazione ci si presenta.
Lui ci illustra brevemente la sua esperienza: una curiosa, ma significativa, parabola all’inverso: da docente all’Università, a professore di scuola secondaria di secondo grado e poi di primo; assiduo frequentatore di corsi di formazione e aggiornamento, in veste sia di formatore che di insegnante in formazione (sarà questa la famosa formazione continua?), non scrive libri…Il tipo mi piace,  mi conferma nell’idea che la matematica è una cosa viva e reale, ed il suo insegnamento si nutre e si muove nella realtà che ci circonda.
Tocca a noi il giro di presentazione, incalzati dalle sue domande e dalle sue battute sulle nostre risposte; qualcuno è quasi intimorito da  questo suo modo di fare: sembra di essere tornati sui banchi di scuola (effettivamente ci siamo sempre), in attesa dell’interrogazione…

Anche questo mi piace, perché riesce a zittire il chiacchiericcio che spesso c’è in queste situazioni, e a catturare la curiosità e l’interesse per chi ci sta intorno e per quello che dice; scopriamo diverse ex studentesse del professore alla SSIS.

Successivamente ci propone di scrivere ciascuno quelle che sono le proprie aspettative riguardo questi incontri di formazione/aggiornamento, e di leggerli tutti insieme, in una sorta di brainstorming. Emergono delle frasi, esigenze comunemente sentite, che Brunelli puntualizza usando delle parole chiave, individuate nei nostri messaggi.
Ecco quelle che più mi hanno interessato:
MATEMATICA COME GIOCO, quindi divertente e coinvolgente, in contrasto con quella noiosa e ripetitiva che viene proposta nei testi scolastici (ma non sono dei semplici strumenti?);
DIDATTICA LABORATORIALE che, ci viene chiarito, è una metodologia didattica che presuppone un’interazione attiva di tutti i partecipanti alle lezioni, per la realizzazione di attività pratiche, che implichino abilità e conoscenze matematiche;
DIDATTICA SEMPLICE, quella che dovrebbe renderci capaci di avviare, creativamente, ognuno con un personale stile di insegnamento, i nostri studenti alla complessità della realtà fisica che li circonda, e che presuppone quindi la nostra conoscenza, la metacognizione, della natura e delle regole che si celano dietro formule, algoritmi e definizioni.

Brunelli parla di etnomatematica, di quei concetti comuni e connaturati, patrimonio di tutte le culture, che li declinano con diversi linguaggi:
        CONTARE, LOCALIZZARE, MISURARE, DESIGN, GIOCARE, SPIEGARE.
  
E mentre l’attenzione è viva, parte il compito…
Ritrovare queste parole, o i concetti, nelle indicazioni curriculari del ’91, relative ai campi di esperienza educativa, relativi a SPAZIO, ORDINE , MISURA.
Vabbe’, si può fare: è propedeutico ad una definizione epistemologica, ed una ristrutturazione contenutistica dell’insegnamento della matematica.
Sono parole grosse, ma utili per farci riflettere sulle competenze che dobbiamo costruire e connettere, valutabili soprattutto attraverso il problem solving.

Ci indica un tipo di prove ed attività che lui ritiene valide, quelle del Rally Matematico Transalpino e dell’Invalsi, mettendoci però in guardia dalla tentazione di farne solo un allenamento intensivo; accanto ad esse vanno costruite un insieme di buone pratiche comuni, corredate da una solida documentazione che ci aiuti a diffonderle, per costruire gradualmente, nel corso degli anni, la nostra Torre di Babele…Già, cos’era la Torre di Babele? Giro di domande. Ricordi e tradizioni frammentarie e confuse ci permettono di ricucire la storia della Biblica Torre, atto ambizioso e superbo di innalzarsi sino alla conoscenza, vanificato dalla confusione dei linguaggi. Per ora meglio tanti nostri piccoli, solidi mattoncini di attività ben strutturate e documentate da condividere, per cercare di costruire il famoso curricolo in verticale. Brunelli ci invita a portarne sin dal prossimo incontro. Un altro compito…

E poi un bel problema!
Da una prova dell’ARMT, ci sottopone il Cuore di Martina, una bella e semplice simmetria assiale che dobbiamo interpretare, per stabilire e comparare l’estensione delle superfici che la compongono. C’è in gioco la visione geometrica, la capacità di vedere isometrie, equiscomposizioni, simmetrie, rotazioni e ribaltamenti, congruenze. Ognuno utilizza uno o più metodi e strategie, conoscenze o abilità per analizzarlo e risolverlo. Ce la facciamo tutti! La prova segue un protocollo: ha un’analisi a priori delle competenze che vengono attivate nella sua risoluzione, un punteggio basato soprattutto sulla valutazione delle procedure e dell’argomentazione (chiaramente indicati), e offre la possibilità di testarla con diverse classi, anche con i bambini della scuola dell’infanzia.


Ci stimola e ci piace, ci fa scambiare idee e considerazioni, fino a quando…sono passate due ore!

Stefano De Santis, docente di scuola primaria

lunedì 17 marzo 2014

Elementi di forza e di criticità



Oggi 13 Marzo 2014 ci siamo riuniti, docenti di ogni ordine e grado del Comprensivo, per confrontarsi sugli elementi di forza e di criticità al termine del percorso di fisica.

SCUOLA PRIMARIA

PUNTI DI FORZA:
-         Il professore è riuscito a coinvolgerci trasmettendoci la sua passione per la disciplina e facendoci capire l’importanza di una metodologia di tipo costruttivista e di una didattica laboratoriale, spesso surclassata da modelli nozionistici e conservatori. Ho riflettuto molto su come sia fondamentale, soprattutto nell’ambito del sapere scientifico, presentare attività con elementi di problematicità, dove sia possibile formulare più ipotesi plausibili e discuterne insieme per costruire una conoscenza personale che vada oltre i contenuti proposti dai libri di testo. Il laboratorio deve provocare una dissonanza con ciò che gli alunni già conoscono per motivarli a procedere nello studio e nell’apprendimento;
-         sono state proposte idee creative e vicine all’esperienza degli alunni (es. attività con le bolle di sapone per spiegare la tensione superficiale dei liquidi, il disco a cuscino d’aria per osservare il moto di un oggetto in assenza di attrito…);
-         è stata sottolineata l’importanza di un linguaggio specifico e rigoroso nell’insegnamento delle scienze e ciò mi ha portato a pensare di poter progettare percorsi didattici sul lessico scientifico (es. misurare e calcolare spesso vengono usati erroneamente come sinonimi, ma hanno una valenza ben diversa).
CRITICITÀ:
-         L’esiguità delle ore di laboratorio data la notevole quantità delle tematiche affrontate;
-         esperienze così interessanti per la didattica nella scuola primaria avrebbero dovuto essere supportate da una base teorica che desse l’opportunità di affrontare in classe le tematiche in questione con più sicurezza, data la preparazione talvolta lacunosa di noi docenti. Invece, molti contenuti e aspetti sono stati tralasciati o dati per scontati ed alcuni di essi erano notevolmente elevati per in grado di scuola (es. incertezza o errore nelle misure sperimentali, concetti di densità e massa…). Una possibile soluzione potrebbe essere quella di essere noi docenti a proporre gli argomenti da trattare, riducendone in primis la quantità e la complessità.
-         la descrizione di alcune esperienze è risultata carente di informazioni; ad esempio la costruzione di un cannocchiale in classe può essere estremamente stimolante per gli alunni, ma non è stata fornita alcuna indicazione sulla gradazione delle lenti.

RIFLESSIONI su attività proposte:
A mio avviso nell’ottica di un sapere trasversale si possono attuare diverse delle esperienze proposte.

  •   Prendendo spunto dall’esperienza sull’osservazione delle oscillazioni di un pendolo si potrebbe progettare la costruzione di un orologio (a pendolo), che potrebbe essere prevista all’interno di un percorso interdisciplinare che coinvolga lo studio della storia, delle scienze e della tecnologia.            Un’attività del genere comporta una suddivisione della classe in piccoli gruppi e la presenza di variabili non trascurabili, come ad esempio l’importanza della precisione e della concentrazione nell’individuare il ritmo oscillatorio del pendolo per non incorrere in errori. Di conseguenza, il dover procedere ad una serie indefinita di tentativi e registrazioni  potrebbe generare impazienza e disinteresse negli alunni.
  • La costruzione di un cannocchiale coinvolgerebbe lo studio della storia, delle scienze e della tecnologia. Il metodo scientifico sperimentale spiegato attraverso gli occhi di colui che lo ha inventato, approfondendo quindi il profilo psicologico e la biografia di Galileo, è sicuramente un’attività stimolante e volta a generare apprendimenti significativi negli alunni.


Docente Scuola Primaria
Silvia Niccolai

SCUOLA SECONDARIA I GRADO


ELEMENTI DI FORZA:
- fattibilità di alcune attività che ci sono state proposte, tra cui la misura della densità di cubi uguali di materiali diversi; attività utile per confrontare densità e peso specifico, massa e peso, oltre che per collegarsi con la spinta idrostatica e il principio di Archimede;
- Variazione dei fattori di scala: se si cambiano le dimensioni di un oggetto il volume e la massa del corpo cambiano con una relazione funzionale diversa da quella lineare. Se questa cosa era chiara per quanto riguarda il volume, nessuna di noi aveva mai riflettuto sulla massa e tantomeno fatto riflettere i propri alunni.
 ELEMENTI DI CRITICITÀ 
Durante tutto il percorso è stata posta estrema importanza alla precisione delle misure sperimentali e all’indeterminatezza connessa all’errore. Se da una parte è importante far capire agli alunni che tutte le misure sperimentali non sono esatte, non ci sembra opportuno introdurre la teoria degli errori a questo livello scolare. 

Docente di matematica e scienze, Scuola Secondaria
Paola Palmerini