Impressione
a caldo: divertente, stimolante, accattivante. Gli stessi tre aggettivi che
potrei utilizzare per definire l’intervento e la personalità del Prof. Fabio Brunelli, il docente che ci
accompagnerà per diversi incontri.
Come
in ogni buon corso di formazione ci si presenta.
Lui
ci illustra brevemente la sua esperienza: una curiosa, ma significativa,
parabola all’inverso: da docente all’Università, a professore di scuola
secondaria di secondo grado e poi di primo; assiduo frequentatore di corsi di
formazione e aggiornamento, in veste sia di formatore che di insegnante in
formazione (sarà questa la famosa formazione continua?), non scrive libri…Il
tipo mi piace, mi conferma nell’idea che
la matematica è una cosa viva e reale, ed il suo insegnamento si nutre e si
muove nella realtà che ci circonda.
Tocca
a noi il giro di presentazione, incalzati dalle sue domande e dalle sue battute
sulle nostre risposte; qualcuno è quasi intimorito da questo suo modo di fare: sembra di essere
tornati sui banchi di scuola (effettivamente ci siamo sempre), in attesa
dell’interrogazione…
Anche
questo mi piace, perché riesce a zittire il chiacchiericcio che spesso c’è in
queste situazioni, e a catturare la curiosità e l’interesse per chi ci sta
intorno e per quello che dice; scopriamo diverse ex studentesse del professore
alla SSIS.
Successivamente
ci propone di scrivere ciascuno quelle che sono le proprie aspettative riguardo
questi incontri di formazione/aggiornamento, e di leggerli tutti insieme, in
una sorta di brainstorming. Emergono delle frasi, esigenze comunemente sentite,
che Brunelli puntualizza usando delle parole chiave, individuate nei nostri
messaggi.
Ecco
quelle che più mi hanno interessato:
MATEMATICA COME GIOCO, quindi divertente
e coinvolgente, in contrasto con
quella noiosa e ripetitiva che viene proposta nei testi scolastici (ma non sono
dei semplici strumenti?);
DIDATTICA LABORATORIALE che, ci viene chiarito, è una metodologia didattica
che presuppone un’interazione attiva di
tutti i partecipanti alle lezioni, per la realizzazione di attività pratiche,
che implichino abilità e conoscenze matematiche;
DIDATTICA SEMPLICE, quella che dovrebbe renderci capaci di avviare, creativamente, ognuno con un personale
stile di insegnamento, i nostri studenti alla complessità della realtà fisica che li circonda, e che presuppone
quindi la nostra conoscenza, la metacognizione,
della natura e delle regole che si celano dietro formule, algoritmi e
definizioni.
Brunelli
parla di etnomatematica, di quei concetti comuni e connaturati,
patrimonio di tutte le culture, che li declinano con diversi linguaggi:
CONTARE, LOCALIZZARE, MISURARE,
DESIGN, GIOCARE, SPIEGARE.
E
mentre l’attenzione è viva, parte il compito…
Ritrovare
queste parole, o i concetti, nelle indicazioni curriculari del ’91, relative ai
campi di esperienza educativa, relativi a SPAZIO,
ORDINE , MISURA.
Vabbe’,
si può fare: è propedeutico ad una definizione
epistemologica, ed una ristrutturazione
contenutistica dell’insegnamento della matematica.
Sono
parole grosse, ma utili per farci riflettere sulle competenze che dobbiamo costruire
e connettere, valutabili soprattutto
attraverso il problem solving.
Ci
indica un tipo di prove ed attività che lui ritiene valide, quelle
del Rally Matematico Transalpino e
dell’Invalsi, mettendoci però in
guardia dalla tentazione di farne solo un allenamento intensivo; accanto ad
esse vanno costruite un insieme di buone
pratiche comuni, corredate da una solida
documentazione che ci aiuti a diffonderle, per costruire gradualmente, nel
corso degli anni, la nostra Torre di
Babele…Già, cos’era la Torre
di Babele? Giro di domande. Ricordi e tradizioni frammentarie e confuse ci
permettono di ricucire la storia della Biblica Torre, atto ambizioso e superbo
di innalzarsi sino alla conoscenza, vanificato dalla confusione dei linguaggi. Per
ora meglio tanti nostri piccoli, solidi mattoncini di attività ben strutturate
e documentate da condividere, per cercare di costruire il famoso curricolo in
verticale. Brunelli ci invita a portarne sin dal prossimo incontro. Un altro compito…
E poi un bel problema!
Da
una prova dell’ARMT, ci sottopone il Cuore di Martina, una bella e semplice
simmetria assiale che dobbiamo interpretare, per stabilire e comparare
l’estensione delle superfici che la compongono. C’è in gioco la visione
geometrica, la capacità di vedere isometrie, equiscomposizioni, simmetrie,
rotazioni e ribaltamenti, congruenze. Ognuno utilizza uno o più metodi e
strategie, conoscenze o abilità per analizzarlo e risolverlo. Ce la facciamo
tutti! La prova segue un protocollo: ha un’analisi a priori delle competenze
che vengono attivate nella sua risoluzione, un punteggio basato soprattutto
sulla valutazione delle procedure e dell’argomentazione (chiaramente indicati),
e offre la possibilità di testarla con diverse classi, anche con i bambini
della scuola dell’infanzia.
Ci
stimola e ci piace, ci fa scambiare idee e considerazioni, fino a quando…sono passate due ore!
Stefano
De Santis, docente di scuola primaria
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